Make vs Buy decisione finale

Meglio ‘make’? Maglio ‘Buy’? ho sentito tantissime opinioni a riguardo, ogni approccio ha i pro e i contro. C’è uno e un solo elemento fondamentale per dirimere la scelta. Prima di entrare sul ring è opportuno presentare i due contendenti, prima un excursus sui pro del ‘make’, poi un excursus sui pro del ‘buy’ e infine il match, quando vince uno, quando vince l’altro.

Il Make

I vantaggi dell’approccio ‘make’

  1. Controllo Totale sulla Qualità: Uno dei principali benefici di produrre internamente è il controllo totale sulla qualità. L’azienda ha il potere di definire gli standard di qualità desiderati e di garantire che vengano rispettati in ogni fase del processo di produzione. Questo controllo permette di evitare sorprese legate a prodotti o servizi di bassa qualità che potrebbero derivare da fornitori esterni.
  2. Protezione della Proprietà Intellettuale: La produzione interna consente di proteggere meglio la proprietà intellettuale dell’azienda. I segreti commerciali e le innovazioni possono essere tenuti al sicuro, riducendo il rischio di divulgazione non autorizzata che potrebbe verificarsi quando si condivide la produzione con fornitori esterni.
  3. Maggiore Personalizzazione: La produzione interna consente all’azienda di personalizzare i prodotti o i servizi in base alle esigenze specifiche dei clienti. Questa capacità di adattamento può portare a relazioni più solide con i clienti e a una maggiore fedeltà verso il marchio.
  4. Creazione di Competenze Interne: Il processo di produzione interna implica lo sviluppo di competenze e know-how all’interno dell’organizzazione. Queste competenze diventano un vantaggio competitivo, consentendo all’azienda di essere più autonoma e meno dipendente da fornitori esterni.
  5. Flessibilità di progettazione: Variazioni in corso d’opera di specifiche tecniche possono avvinare con una maggior flessibilità perché viene bypassata la fase di trattativa con il fornitore esterno per le variazioni di specifiche.

Tutto ciò che non è un vantag

In sintesi, l’approccio “make” offre una serie di vantaggi che possono migliorare la competitività e la resilienza di un’azienda. Tuttavia, è importante sottolineare che la decisione di produrre internamente non è sempre la scelta migliore in ogni situazione. È necessario valutare attentamente i costi, i benefici e i rischi associati a questa strategia alla luce delle circostanze specifiche dell’azienda e del mercato in cui opera. La scelta tra “make” e “buy” dovrebbe essere basata su un’analisi completa e mirata.

I falsi miti del ‘make’

  1. Flessibilità Operativa: Spesso sento dire che la produzione interna offre maggiore flessibilità operativa. Un’azienda può adattarsi rapidamente alle mutevoli esigenze del mercato, apportando modifiche ai prodotti o ai processi in tempi brevi. Nella realtà non è così, o è alido solo in alcuni contesti mirati. Se ho una determinata modalità operativa e con l’uso di alcuni strumenti, per cambiare modalità operativa dovrò sostituire gli strumenti (a volte non sempre). La flessibilità potrebbe quindi non essere sempre vera, ve distinta dalla flessibilità di progettazione.
  2. Risparmio a Lungo Termine: Sebbene l’investimento in infrastrutture e risorse per la produzione interna possa sembrare inizialmente costoso, nel lungo termine può portare a notevoli risparmi. Un’azienda può ammortizzare gradualmente questi costi e ridurre le spese associate all’acquisto esterno. Inoltre, evita costi nascosti legati alla gestione dei fornitori, come le negoziazioni contrattuali e le dispute sulla qualità. Questa è la tesi, ma come per la modalità operativa potrei trovare un fornitore maggiormente verticalizzato su prodotto e quindi con consti di produzione molto più bassi di quelli interni.
  3. Miglior Gestione del Rischio: La produzione interna può ridurre il rischio associato a interruzioni nella catena di approvvigionamento. Le situazioni di crisi, come interruzioni delle forniture o cambiamenti nei mercati globali, possono avere un impatto minore quando l’azienda è in grado di controllare direttamente il processo produttivo. Questo è un’altro falso mito, spesso la riduzione del rischio comporta una rosa più ampia di fornitori che sopperiscano ad eventuali carenze ed evitino il vendor lockin.
  4. Efficienza Logistica: Riducendo la dipendenza da fornitori esterni, un’azienda può semplificare la gestione della logistica e delle spedizioni. Questo può portare a una catena di approvvigionamento più efficiente, riducendo tempi di consegna e costi di trasporto. Questa l’ho sentita e dimenticata per poi ricordarmene mentre scrivevo. Questa posizione è valida alcune volte, errata il più delle volte. In genere per produrre un bene occorrono diversi fornitori, acquistare il bene richiede un unico fornitore.

Il Buy

I vantaggi dell’approccio ‘buy’

  1. Riduzione dei Costi Iniziali: Un vantaggio chiave dell’approccio “buy” è la possibilità di evitare costi di investimento iniziali elevati. Le aziende possono risparmiare notevoli somme di denaro non dovendo acquistare o costruire infrastrutture, attrezzature e competenze interne per produrre internamente. Questo può liberare risorse finanziarie per altri scopi, come l’espansione, la ricerca e lo sviluppo o la diversificazione.
  2. Flessibilità nell’Adattarsi alle Fluttuazioni della Domanda: Acquistando da fornitori esterni, le aziende possono adattarsi più facilmente alle variazioni nella domanda. Possono aumentare o ridurre gli ordini in base alle esigenze del momento senza dover gestire il carico di lavoro interno. Questa flessibilità è particolarmente importante in settori con domande stagionali o variabili.
  3. Accesso a Competenze Specializzate: L’acquisto esterno consente alle aziende di accedere a competenze specializzate presenti nei fornitori. Questi ultimi spesso vantano una vasta esperienza e know-how nel loro settore, consentendo all’azienda di beneficiare di migliori pratiche, innovazioni e qualità superiori senza dover sviluppare tali competenze internamente.
  4. Concentrazione sul Core Business: Acquistando beni e servizi da fornitori esterni, le aziende possono concentrarsi maggiormente sul loro core business. Questo significa che possono allocare più tempo ed energia per sviluppare prodotti, servizi e strategie di mercato che generano un vantaggio competitivo reale.
  5. Riduzione del Rischio Operativo: La produzione interna può comportare rischi operativi significativi, come problemi di capacità, costi imprevisti e obsolescenza tecnologica. L’approccio “buy” può ridurre questi rischi, in quanto l’azienda non è direttamente responsabile di tali aspetti e può spesso ottenere contratti con garanzie di servizio.
  6. Velocità di Entrata sul Mercato: L’acquisto esterno può accelerare l’ingresso sul mercato o l’aggiunta di nuovi prodotti o servizi all’offerta dell’azienda. Questa velocità può essere cruciale per sfruttare le opportunità di mercato o per rispondere rapidamente alle richieste dei clienti.
  7. Minore Gestione Operativa: L’acquisto esterno spesso comporta una minore complessità nella gestione delle operazioni quotidiane. L’azienda può concentrarsi sulla supervisione dei fornitori, piuttosto che sulle operazioni dettagliate, riducendo la necessità di gestire una vasta forza lavoro interna.

Gli svantaggi dell’approccio ‘buy’

  1. Dipendenza da Fornitori Esterni: L’acquisto da fornitori esterni può creare una dipendenza da terze parti per il rifornimento di beni o servizi critici. Se il fornitore principale riscontra problemi o non riesce a soddisfare le esigenze dell’azienda, ciò può avere un impatto significativo sulle operazioni. L’approccio ‘buy’ è ad alto rischio di vendor lockin e la gestione dei contratti con i fornitori può richiedere tempo ed energie significative. Errori nella negoziazione o nell’esecuzione dei contratti possono portare a dispute legali o a costi aggiuntivi.
  2. Perdita di Controllo: L’azienda può perdere una certa quantità di controllo sui processi operativi e sulla qualità quando si affida a fornitori esterni.Gli effetti sono :
    • Rischio di Qualità e Affidabilità del Fornitore: L’azienda non ha un controllo diretto sulla qualità e sull’affidabilità dei fornitori. Se un fornitore esterno non rispetta gli standard di qualità o non soddisfa gli accordi contrattuali, possono sorgere problemi di qualità dei prodotti o dei servizi.
    • Perdita di Know-How Interno: L’outsourcing di servizi o produzione può comportare la perdita di competenze e conoscenze interne, rendendo l’azienda più dipendente dai fornitori esterni
    • Perdita del vantaggio competitivo: Se il vantaggio competiti6ov è legato ai prodotti acquistati in ‘buy’ c’è il rischio di perdita di vantaggio competitivo e di divulgazione di informazioni riservate.

I falsi miti del ‘buy’

Riduzione dell’Impatto Ambientale: In tempi recenti, in cui l’impatto ambientale e le tematiche ESG sono rilevanti, ho sentito dire che il buy riduce l’impatto ambientale. In alcuni casi, l’acquisto da fornitori esterni può contribuire a ridurre l’impatto ambientale complessivo dell’azienda. Questo non sempre è vero ed è una specificità del fornitore, non lo citerei come vantaggio del ‘buy’

Non ho trovato altri ‘falsi’ del approccio buy.

Il match Make vs Buy

Vista così sembra una battaglia impari, il buy ha veramente tanti, ma tanti vantaggi in più, il Make è semplicemente più complesso, più costoso.

Quando vince il ‘Make’?

C’è una sola risposta valida che supera ogni altra considerazione (compresi i costi), quando il prodotto su cui si opera la scelta è strategico ed incorpora uno o più elementi differenzianti che costituiscono il vantaggio competitivo dell’azienda.

La domanda che l’azienda deve porsi prima di decidere se optare tra Make e Buy è “quanto vantaggio competitivo risiede nel prodotto’.

in ambito informatico questa scelta può sembrare semplice ma non lo è. Un sistema di CRM può essere elemento differenziante o lo sono i processi che metto in piedi. Il gestionale per le polizze è elemento differenziate per una compagnia assicurativa o lo sono le polizze che vendo. Per entrambe la risposta è la seconda, ossia l’aspetto di business.

Per entrambe vale la pena fare una considerazione che potrebbe ribaltare lo scenario. Nell’ambito del CRM voglio offrire un servizio innovativo in grado di sfruttare un nuovo come le OBU (on board unit). Se adotto una soluzione buy, l’innovazione diventerà subito disponibile anche ai miei concorrenti. In modo similare se voglio creare un nuovo prodotto assicurativo che necessità di logiche applicative e integrazioni specifiche queste logiche diventeranno facilmente disponibili ai concorrenti.

Il futuro assicurativo

Capita a pranzo di trovarsi coi colleghi a immaginare e ipotizzare il futuro delle compagnie di assicurazione e delle rete vendita. Sentiamo tutti che il cambiamento è alle porte ma non è ancora avvenuto e la domanda “che futuro ci aspetta?” scalda gli animi.

Le compagnie sono dei colossi globali con forte localizzazione territoriale, i prodotti e i processi sono specifici per ciascun paese. Credo che la prima compagnia che proporrà prodotti assicurativi retail “globali” (ovvero gli stessi prodotti in diverse country con processi standard) avrà un vero vantaggio competitivo in termine di immagine globale ed efficienza. La gestione dei sinistri rimarrebbe su base territoriale con processi di liquidazione gestiti secondo standard “globali”. Potrebbe nascere una nuova forma di intermediazione basata su market-place assicurativi, stile booking per le assicurazioni. Rimarrà centrale e si rafforzerà il ruolo degli intermediari nel B2B. Si andrà verso una forte personalizzazione dei prodotti venduti, il contributo degli agenti nel B2B diventerà ancora più importante e determinate.

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